Il suo territorio, interamente compreso nella Comunità Montana “Ufita”, è esteso 16,62 chilometri quadrati, confina ad Ovest con Castel Baronia, a Nord con San Nicola Baronia e Trevico, a Nord-Est con Vallata e a Sud con Guardia dei Lombardi e Frigento. La “Montagna di Carife” è in gran parte demaniale gravata di uso civico, progressivamente affievolitosi nel tempo: esso  riconosce ai residenti il diritto di “legnatico”, di pascolo e di raccolta dei frutti del sottobosco. Ai fornaciai di Carife era consentito tagliare le ginestre, utilizzate nelle fornaci per cuocere “ruagne” e laterizi in terracotta, attività artigianale fiorente in passato: la lavorazione dell’argilla nel territorio è attestata fin dal Neolitico antico.

Carife

Carife, colpito da numerosi terremoti, fa parte della “Baronia”, nella quale occupa un posto di rilievo, grazie anche alla sua posizione. Il paese è situato su una delle propaggini del “Contrafforte di Trevico”, a 740 metri sul livello del mare, e domina la Valle dell’Ufita; è equidistante dal Tirreno e dall’Adriatico e si trova a circa 60 chilometri dal capoluogo Avellino.

In località “Bocche” si trovano le sorgenti che approvvigionano d’acqua il paese, che gestisce in autonomia l’acquedotto.

Il territorio degrada dolcemente verso il fiume Ufita con una serie di collinette argillose solcate profondamente da valloni e ricoperte di macchie e di argentei oliveti, che producono un olio rinomato, che ha ottenuto la DOP con “Colline Ufitane”.

Carife è stato interessato, nel tempo, da una grandissima emigrazione, tanto da ridurne gli  abitanti a poco più di 1.300, dai 3.317 presenti al censimento del 1936; inesorabile appare l’abbandono dei campi e dell’agricoltura.

Dopo il sisma del 1980 fu intrapresa una campagna di scavi archeologici che consentì di documentare la frequentazione del territorio da parte dell’uomo fin dal Neolitico antico, come dimostrano gli scavi intrapresi ad Aia di Cappitella e a Piano la Sala-Fiumara. Le testimonianze più importanti sono relative al periodo Sannitico, come documentano i molteplici reperti, recentemente esposti nel Museo archeologico e provenienti dalla Necropoli dell’Addolorata (IV-III sec. a C.) e da quella di Piano la Sala (VI-IV sec. a. C.), solo in parte sistematicamente esplorate.

Lo stemma civico del Comune raffigura una stretta di mano con la scritta RPQC (Rex Populusque Carifii?)

Tra i monumenti ricordiamo:

  • La Chiesa Collegiata del Santo Patrono San Giovanni Battista, interamente ricostruita dopo il terremoto del 1732, perché rasa al suolo; in essa sono custoditi il Polittico della Madonna del Rosario, datato 1585 ed attribuito alla scuola di Andrea Sabatini, un Crocifisso ligneo di pregevole fattura della seconda metà del Settecento, le Reliquie del Santo Legno della Croce donate da Antonio Capobianco, primo marchese di Carife, un affresco sotto la volta raffigurante il Trionfo della Fede e stucchi del Vaccaro;
  • Il Convento di San Francesco o della Madonna delle Grazie, soppresso da Gioacchino Murat con i suoi quadri;
  • La Chiesetta/Oratorio dell’Addolorata, del 1770;
  • L’edificio Purgatorio, ex chiesa/ossario intitolata a San Michele Arcangelo, ora biblioteca comunale;
  • Il Palazzo Marchesale, costruito dopo il terremoto del 1732 e ristrutturato dopo quello del 1980.

[Raffaele Loffa]