Questa parte dell'Irpinia, la Baronia, è compresa tra le Valli dell’Ufita e del Miscano e fin da remota età hanno funzionato da vie di comunicazione tra la Campania e la Puglia. La valle del Miscano è una via di comunicazione che consente la circolazione di uomini e greggi verso il foggiano. La valle dell’Ufita è un'ampia piana circondata da alture che protende verso la Lucania, sorvegliata a distanza dagli insediamenti in altura.
La Preistoria
Il popolamento in Irpinia in età preistorica è documentato fin dal Paleolitico. Le attestazione sono in alcune caverne e ripari dei monti Picentini, sull’altopiano del Formicoso e forse tra Frigento e Gesualdo Degno di nota il ritrovamento di una testa di leone in avorio sul Formicoso appunto, attribuita al Paleolitico superiore. E’ invece attestato un popolamento stabile e duraturo della regione a partire dal Neolitico (Vi millennio a.C.). Il Neolitico Antico è documentato nel sito di La Starza, Ariano Irpino, ininterrottamente frequentato dal neolitico antico all’età del ferro, e nel sito di Grottaminarda (Cimitero). Si delinea da questi una via di transito per le valli del Cervaro, del Miscano e dell’Ufita. Lungo l’Ufita sono infatti attestati anche altri siti di epoca Neolitica, in particolare Ciavalone di Grottaminarda del Neolitico antico e Piano la Sala/Fiumara di Carife, del Neolitico medio. Meno attestato il Neolitico finale, di cui si ha testimonianza solamente nel sito di Aia di Cappitella di Carife. Il Neolitico predilige siti perifluviali o basse terrazze fluviali, nell’eneolitico l’occupazione del territorio diventa più capillare e strategica.
Le attestazioni sono infatti concentrate in luoghi che garantiscono l’accesso a più tipi di risorse: agricoltura, all’allevamento e vie di transito: abbiamo così i siti della piana dell’Ufita, come Isca del pero di Castel Baronia, alla confluenza con Fiumarella (Monte Felci di San Sossio Baronia), lungo il Calore e fino alla valle del Fredane (la Quarta/Mefite di Frigento, Foimame di Gesualdo, i siti del comprensorio di Taurasi e Monemiletto (S. Martino, Macchia dei Goti) e di Mirabella Ecla-no (Madonna delle Grazie) e ancora nella confluenza tra Ufita e Miscano (S. Maria dei Bosso di Casalbore, La Stanza di Ariano Irpino). Il popolamento sembrerebbe stabile nelle stesse aree per l’età del Bronzo Antica e Media, con l’aggiunta di tipologie di insediamento anche d’altura come quello di Addolorata di Carife ma anche Parola Serra e Prata P.U. Minori le attestazioni nel passaggio dalla media alla tarda età del bronzo, rappresentativo continua ad essere La Starza di Ariano Irpino, che si prolunga con la sola attestazione importante del passaggio tra l’età del bronzo e il ferro (inizi I millennio a.C.). Nella prima età del ferro il popolamento è maggiormente attestato lungo la linea Ofanto Sele, con siti in aree collinari e montane, afferenti alla cultura di Oliveto Cairano quali Bisaccia, Cairano Aquilonia e Calitri, e rare le testimonianza in valle Ufita ad esempio a Trevico.
[Milena Saponara]
Dall’Età del Ferro all’Età Sannita (IX-III sec. a.C.)
È il periodo storico più rappresentativo del territorio. In età arcaica i rinvenimenti sono in prevalenza sporadici e da ricognizione di superficie. Dal VI sec. a.C. nasce il grande insediamento di Carife e Castel Baronia. Le evidenze attestano contatti continui con la costa tirrenica, le aree interne dell'Italia Meridionale e con la costa adriatica.
Meglio documentata è l’età propriamente sannitica in due territori Carife–Castel Baronia, Casalbore-Buonalbergo e Grottaminarda-Flumeri. Nelle aree sono presenti tombe a tumulo con circoli di pietrame destinati a sepolture plurime e resti di abitato con costruzioni in ciottoli di fiume e argilla. Le tombe segnano l’emergere di una società strutturata per clan. Nei corredi accanto al vasellame in impasto, appaiono, già prima della metà del VI sec. a.C., esemplari in argilla figulina, spesso caratterizzati da una decorazione subgeometrica, a fasce parallele cui a volte si infrappongono motivi lineari a tremulo e a meandri o fitomorfi. La forma e la funzione dei vasi di corredo rimanda chiaramente all’ideologia del banchetto.
Nel corso del V e del IV secolo a. C. la cultura sannita non subisce rilevanti cambiamenti, se non una maggiore influenza della cultura greca.
All’età sannitica risalgono una serie di santuari legati al culto delle acque, probabilmente dedicati ad una divinità femminile: Mefite. Il più noto è quello di Valle d‘Ansanto tra Frigento e Rocca S. Felice. Al mondo dell’acqua rimandano aree sacre tra Frigento e Gesualdo e nei pressi di Flumeri. Ha evidenze monumentali, risalenti al III secolo a.C. il santuario di Macchia Porcara a Casalbore, ubicato in prossimità di una sorgente, forse nel luogo di un’area sacra precedente risalente all’Età del Bronzo Medio. Il santuario attivo dal IV secolo a.C, a ridosso del tratturo Pescasseroli-Candela, finisce con l’assumere un’importanza tale da essere, intorno alla metà del III sec. a.C., ristrutturato in senso monumentale. Il tempio, orientato da S verso N, ha una cella quadrata aperta sul davanti con sei colonne tre le ante. All’interno della cella il pavimento in cocciopesto era ornato con motivi a losanga, mentre le pareti erano decorate in primo stile pompeiano. Il piazzale antistante, in cui si sono rinvenuti i resti di un’ara poggiante su una piattaforma, era fiancheggiato a E da una stoà e da altri ambienti. A ridosso dell’Ufita un altro santuario dedicato all’acqua è in località Fiumara di Carife, un ambiente pavimentato in cocciopesto: I materiali rinvenuti sono ceramica campana B e balsamari fusiformi. Non ci dovremmo allontanare molto dal vero se ipotizziamo che entrambi i santuari fossero dedicati alla dea Mefite così come in noto santuario della Valle d’Ansanto, a ridosso di Rocca S.Felice.
Una rivoluzione avviene a seguito delle guerre sannitiche (fine IV -III sec. a.C.) con la rarefazione degli insediamenti e delle necropoli. In rapporto con le devastazioni prodotte da tale guerra è il ripostiglio monetale, oggi disperso, rinvenuto nel 1895 in agro di Carife con monete di argento e di bronzo di Napoli, Fistelia, Arpi, Salapia, Aquilonia, Brindisi, Taranto, Eraclea, Turi, Siracusa e Roma.
[Flavio Castaldo]
L’età romana (III sec. a.C. - V sec. d.C.)
Del II secolo a.C. è la fondazione di un insediamento urbano a Fioccaglia di Flumeri, all’ingresso della Valle Ufita, in occasione della riforma graccana, non con lo stato giuridico di forum. L’abitato, sorto su un vasto pianoro a dominio della confluenza della Fiumarella nell’Ufita, ebbe una funzione nodale nell’ambito della rete viaria antica in Irpinia, la via Aemilia, posto come era all’incrocio di importanti vie. L’impianto di Fioccaglia risponde a un preciso disegno urbanistico, con assi ortogonali, ampie strade basolate e un complesso sistema fognario. L’abitato sembra aver un brusco arresto con gli avvenimenti legati alla fase finale della guerra sociale (I sec. a.C.), ma le nuove indagini in corso nell’area possono riservare molte sorprese. Lungo la Valle dell’Ufita le suddivisioni agrarie di età graccana sembrano essere il presupposto di impianti produttivi rurali disposti a intervalli pressoché regolari in agro di Castel Baronia, Carife, Guardia dei Lombardi, Sturno e Frigento. Tra il I secolo a. C. e il II d. C. risale la costruzione del sistema viario nel territorio che aveva come spina dorsale l’Appia e la Traiana. Le strade seguivano più tracciati sia a valle che lungo le cime delle formazioni collinari. Il corso principale dell’Appia sembra passi per Frigento anche se si ipotizza una strada alternativa lungo la valle Ufita. La Traiana segue invece la valle del Miscano. Ln età imperiale si nota in tutto il territorio il sorgere di complessi edilizi anche di notevole estensione, tra cui particolare rilievo assume quello individuato in località Piano dell’Occhio a Guardia dei Lombardi, da identificare forse (Mommsen) come la «Trivici villa» menzionata da Orazio (Sat., I, 5). All’interno di questa temperie si inserisce la villa con impianto produttivo di località Terzi a Carife. La valle dell’Ufita e la Baronia sulla base di un’iscrizione recentemente rinvenuta a Carife in località Aia di Cappitella, almeno nella prima età imperiale, è parte del territorio di Eclano e quindi far parte della tribù Cornelia, come dimostrerebbero le iscrizioni esposte al Museo. Alla piena età imperiale sono databili, In località S. Maria dei Bossi a Casalbore, presso il tracciato della Via Traiana, i resti di due mausolei a camera risalenti al III sec. d.C., di cui uno fu trasformato in edificio sacro in età altomedioevale.
[Flavio Castaldo]
Bibliografia: G. Gamgemi, “Le valli dell’Ufita e del Miscano”, Estratto da EAA II suppl. 1997; G. Camodeca, Note sull’Irpinia in età romana, in A.Visconti – M. Lanzillo ( a cura di) “ Studi sull’Irpinia antica”; Marco Pacciarelli – Pierfrancesco Talamo, Sull’articolazione dell’età del Rame nell’Italia meridionale tirrenica, in XLIII Riunione Scientifica – L’età del rame in Italia, 2013.